L’ho indossata e ho pensato che non assomiglia per nulla alle camicie dal taglio stretto sulla vita che porto di solito. E’ di morbida seta nera, con piccoli rombi fucsia, ha bottoni rosa corallo. E un vistoso fiocco al collo.
L’ho indossata e ho sorriso della mia attrazione per gli armadi degli altri. Vestiti delle amiche da chiedere in prestito per una sera, cravatte di nonno da indossare per gioco, gilet trafugati dall’armadio di mamma quando ero adolescente. Ho anche regalato ad un’amica una maglietta non mia, tempo fa. Lei ci teneva molto ad averla e a me dispiaceva deluderla e forse ancora di più confessarle che non mi apparteneva.
Sul suo letto carico di vestiti, nella sua casa appena sgomberata, la scorsa domenica ho ritrovato quella mia antica curiosità.
L’ho indossata e ho immaginato la donna che è stata e che io non ho conosciuto.
“Che bel rosso. Devo toglierlo, signora, mi spiace” le aveva detto la dottoressa in turno al pronto soccorso. Eravamo lì a causa di una brutta caduta, non molti anni fa, e io avevo notato per la prima volta in quelle unghie sempre ben smaltate la sua voglia di non rinunciare a mostrarsi bella pur nell’avanzare dell’età. E in tutte quelle camicette, uguali nel taglio fine e nella morbidezza del tessuto, diverse nei colori e nelle fantasie ho intuito domenica per la prima volta sue antiche vanità.
L’ ho indossata oggi e mi sono ricordata dei tanti cambi d’abito nel corso della mia vita. Svolte che hanno riempito il mio armadio di stili diversi. Cambiamenti drastici, alle volte, nell’illusione di seguire un mio stile, nella necessità non vista di un’appartenenza a qualcosa di più grande. “Io sono così, io sono questa” urlavano i miei vestiti privandomi forse del piacere di mantenere aperta la ricerca e di lasciarmi sorprendere da capi di abbigliamento fuori dal mio campionario del momento.
L’ho indossata oggi e mi sono ricordata della fatica di stare accanto a dettami famigliari che imponevano norme diverse da quelle che mi assomigliavano. “Vestiti bene”, “Sei andata a messa domenica?” , “L’’abito da sposa te lo regalo io, e il matrimonio si fa in Chiesa”, “Non dimenticare il pranzo della sagra”, “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi, ma ci sei a Pasqua?” diceva la nonna che ho conosciuto da ragazza.
Quanto sono stata arrabbiata con lei, un tempo. E senza potermelo nemmeno concedere!
L’ ho indossata pensando a noi, ad una nonna e una nipote con la stessa camicetta addosso, alle donne che siamo state e a quella che io ora sono, alle cose che di noi non abbiamo reciprocamente conosciuto, a quelle che abbiamo immaginato sul conto l’una dell’altra, forse anche sbagliando di grosso, a quelle che invece abbiamo sempre saputo anche senza parole.
L’ho indossata oggi, l’ho infilata nei jeans come piace a me ed è un’eredità leggera quella che sento sulla pelle.