9 Agosto 2021

La pila di libri

Sul comodino ci sono i libri che hanno aspettato pazientemente queste mie ferie estive.
Non riuscirò a leggerli tutti, la pila è diventata ogni mese più alta, io più pigra, e comunque sono certa che non si offendano ad attendere ancora.
Il tempo della vita non va sempre allo stesso ritmo. E loro me lo ricordano. In questi ultimi tre anni il mio ha battuto convulso. Con poche pause, più per riprendere fiato che per respirare.

Il libro più paziente, quello che porta il peso di tutti gli altri e attende da mesi, da anni,  è Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij.  Ha uno di quegli incipit che mi lasciano senza fiato, quelli per cui ormai so che ho bisogno di aria, e di acqua, per immergermi nel resto. Altrimenti non se ne fa niente. E finora è andata così.
È saltato fuori di nuovo da un corso di scrittura, il primo che ho fatto, un corso che è stato anche invito potente ad andare incontro alle nostre ombre, tirarle fuori dagli scantinati, dalle soffitte, nutrirle e lasciarle parlare. Anche quando parlano una lingua sconosciuta. Eh.
È quello che amo del mio lavoro. E ne conosco la preziosità, e la fatica.
Scrivere per me è uno dei mezzi di questo incontro. E proprio la scrittura, dopo anni, mi è tornata incontro quando ne avevo più bisogno.

L’ultimo, sopra tutti gli altri, è tutt’altro. Nessun rimorso, Genova 2001-2021. Un mix tra saggio, narrazione, inchiesta e fumetto. Lo immagino un racconto a più voci, a più cuori del G8 e di quello che ne è stato.
“Non lo prendi, quello?” mi ha chiesto in libreria chi mi conosce bene. Ho tentennato, per una volta. “Non riuscirò a leggerli tutti”, il pensiero che tratteneva la mia mano.
La verità è che leggere e ascoltare di Genova, del G8, riapre ferite, voragini forse, da cui in questo tempo, denso di pieni e mancanze, mi sono allontanata. Solo guardarne la copertina fa rifluire in bocca la rabbia e l’amaro. Sento il dolore. Ma insieme sento anche il bene che mi fa. Mi ricorda le domande che voglio continuare a farmi, lo sguardo sul mondo che mi accende, la direzione a cui tendere. La stavo perdendo di vista. Ogni tanto mi succede. E quella copertina in cima alla pila ora è un buon promemoria per ricordarmi dove sia il mio ombelico. E poi alzare gli occhi.

In mezzo, di tutto un po’.

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